5 – Musica e politica italiana nei salotti parigini

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Anonimo, Ritratto di Giuseppe Mazzini, acquatinta da dagherrotipo, s.d.
Josef Danhauser (1805-1845), Liszt suona in un salotto parigino un pianoforte di Cornrad Graf, 1840. Nel quadro sono raffigurati: Alexandre Dumas padre, George Sand, Marie d’Agoult; in piedi Victor Hugo, Niccolò Paganini, Gioachino Rossini. Alla parete un ritratto di Byron. Sul pianoforte il busto di Beethoven di Anton Dietrich
Anonimo, Giulia Grisi e il tenore Mario ne “I Puritani” di Bellini, s.d.
Anonimo, Giulia Grisi e Luigi Lablache ne “I Puritani di Bellini”, s.d.

Anonimo, Il conte Carlo Pepoli, s.d.

La politica a Parigi agiva fervidamente anche nei caffè e nei salotti. Molti cantanti del Théatre Italien, attirati da Rossini dopo il suo arrivo nel 1823, erano legati a Mazzini come la soprano Giulia Grisi e il marito, il tenore Mario; il basso Luigi Lablache e il baritono Antonio Tamburini. Il legame tra i cantanti d’opera e il mondo aristocratico e letterario e artistico parigino dei salotti si strinse anche attraverso la mediazione di Carlo Pepoli. L’alleanza tra poesia e musica nel teatro d’opera in favore di idee politiche si rafforza anche nel genere tipicamente italiano della “canzone”, come le Soirées musicales di Rossini e le Soirées italiennes di Mercadante su testo di Pepoli. Tra i nomi delle più famose salonnières nella Parigi di Franz Liszt e di Giochino Rossini troviamo la famosa M.me Recamier, la principessa Belgiojoso e, naturalmente, George Sand e Marie D’Agoult, che nella sua attività di intellettuale, scrittrice e storica, condotta in seguito con il nom de plume di Daniel Stern (dal nome dell’ultimo figlio avuto con Franz Liszt), fu amica affettuose di Giuseppe Mazzini.


Mathilde Odier, Ritratto di George Sand e Marie d’Agoult, 22 novembre 1837. Acquerello, Parigi, Biblioteca dell’Institut de France

Oltre che foriera di eventi pubblici come battaglie, dichiarazioni ufficiali ecc. la politica a Parigi agiva fervidamente anche nei caffè e nei salotti. Molti cantanti del Théatre Italien, attirati da Rossini dopo il suo arrivo nel 1823 erano legati a Mazzini: fra questi Iulia Grisi e suo marito il tenore Mario, il basso Luigi Lablache e il baritono Antonio Tamburini. I patrioti Antonio e Giovanni Ruffini – legati a Donizetti attraverso il libretto del Don Pasquale – erano stati compagni di scuola di Mazzini. Il legame fra il mondo dei cantanti d’opera e gli aristocratici parigini che frequentavano i salotti si strinse attraverso la mediazione del conte Carlo Pepoli, librettista de I Puritani. Egli ebbe forte influsso anche sui compositori d’opera, poiché pretendeva che le parole fossero bene comprese e dunque criticava fortemente gli abbellimenti che le nascondevano in favore dell’esibizione belcantistica. Fatalmente questo atteggiamento veniva a riflettersi anche nelle trascrizioni pianistiche: benché le parole non fossero più udibili, la musica doveva cercare di “imitare” il loro significato attraverso la sottolineatura dell’enfasi melodica.


Henri Lehmann (1814-1882), Ritratto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, 1843

Questa alleanza fra poesia e musica nel teatro d’opera in favore di idee politiche si rafforza nel genere minore e tipicamente italiano della “canzone”, e specialmente in due collane che ebbero subito un enorme successo: le Soirées musicales di Rossini su testi di Metastasio e Pepoli (1835), ed ancora di più, le più decisamente connotate Soirées italiennes di Mercadante, tutte su testi di Pepoli (1836), entrambe puntualmente trasferite sul pianoforte da Liszt. I numerosi “quadretti” delle canzoni, nella loro diversità – La Pastorella delle Alpi, La gita in gondola, I marinari di Rossini; Il pastore svizzero, La pesca, La caccia, La serenata del marinaio di Mercadante – per la ricchezza e la diversità dell’humus popolaresco di cui apparivano permeate, prefiguravano una sorta di “primato” degli italiani, che poco dopo venne teorizzato da Vincenzo Gioberti. Certi quadretti di vita tipicamente italiana confluiscono anche nei romanzi come, ad esempio, in Corinne di M.me de Staël. La principessa Cristina di Belgiojoso è figura prominente in questa società, anche se lei stessa nelle sue Memorie dall’esilio (1850) non cita il suo salotto, bensì quello di Madame Recamier.

Théodore Chassériau,
Ritratto di Marie d‘Agoult, 1841.
Parigi, Museo del Louvre

Ancora più prolifica è la contessa Merlin che pubblica il suo roman à clef nel 1845 in 4 volumi: Les lionnes de Paris. Le romanze da salotto nate per il piacere di pochi amici che ne comprendevano i significati più nascosti, vennero diffuse attraverso la stampa e diedero origine a dei veri e propri temi-preferiti: nostalgia per il paese abbandonato; lamento del marinaio lontano da casa, lamento del pellegrino in viaggio lontano da casa, lamenti di donne/uomini morenti. Spesso lo stesso testo veniva musicato da diversi musicisti. Spesso le eroine delle canzoni, come quelle dell’opera, erano fanciulle pure, ma sforzate contro la loro volontà a matrimoni di interesse, non di rado derivati da intrighi politici o da discendenze familiari. Questi temi, tuttavia non stimolano movimenti femministi di emancipazione femminile,­­ in quanto non hanno tratti realistici e possono essere capiti nella loro forza progressista soltanto dalla ristretta cerchia dei visitatori dei salotti.


Vincenzo Bellini, Suoni la tromba, e intrepido da I Puritani, opera seria in tre atti di Vincenzo Bellini su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface Têtes rondes et Cavaliers

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