4 – Il giovane Liszt a Parigi

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Affiche del primo concerto di pianoforte dato da Liszt a Parigi, 7 marzo 1824
Affiche dell’opera Don Sanche ou Le chateau d’amour, 17 ottobre 1825

Franz Liszt, Autografo dal Don Sanche, 1825
Hippolyte Lecomte, Bozzetto dei costumi del Don Sanche, 1825

François de Villain, Ritratto di Franz Liszt al pianoforte, 1824, litografia da un disegno di
Auguste-Xavier Leprince (1799-1826)
Maurice Dudevant Sand, George Sand ascolta Liszt al pianoforte,
«Maman bien étonnée d’entendre Liszt», 1837
Franz Liszt, Sept variations brillantes sur un thème de Rossini, Parigi, 1824

Liszt approda a Parigi e ritrova Rossini. Prosegue gli studi musicali con Ferdinando Paer che lo indirizza verso il suo genere musicale: l’opera. Così Franz a 14 anni compone il Don Sanche ou Le chateau d’amour, un’opera di magia alla viennese (Zauberspiel) con cavalieri e maghi. L’accoglienza è buona, ma la strada di Liszt era quella del pianoforte, non del teatro. Si rivela subito, anche se giovanissimo, come un didatta molto richiesto. Il rapporto con Rossini è intenso: nel 1824 scrive le Sept variations brillantes sur un thème de Rossini e l’Impromptu brillant sur des thèmes de Rossini et Spontini. Alla morte del padre il giovane Liszt vive un momento di crisi spirituale, e si volge verso il misticismo e la meditazione religiosa, pensando addirittura di farsi sacerdote.
I contatti avuti coi salotti parigini, fervidi di cultura, di dibattiti artistici e politici, l’incontro con Paganini in un concerto nel 1831 al quale era presente Rossini, l’amicizia con Berlioz, Chopin, Delacroix, Hugo, Lamartine, George Sand, Heine, Bellini allargano i suoi orizzonti. Politicamente, allo scoppiare dei moti del ’30 troviamo il giovane Franz assertore di principi rivoluzionari ed entusiastico ammiratore del
“socialismo cristiano” di Saint-Simon e Lamennais. E nel mentre si ampliano anche i suoi orizzonti sentimentali…


Anonimo di Scuola italiana, Ritratto di Ferdinando Paer
(1771-1839), Bibliothèque Paul-Marmottan, Ville de Boulogne-Billancourt, Académie des Beaux-Arts, Francia.

Parigi era stata scelta da Adam Liszt – forse su suggerimento di Rossini – come meta per il compimento della formazione musicale di Franz, ma da questo punto di vista la scelta si dimostrò infelice, poiché Cherubini, allora direttore del Conservatorio, non poté accoglierlo come allievo, a causa di norme burocratiche che vietavano l’accesso agli stranieri. Adam si rivolse allora a Ferdinando Paër, che avviò il ragazzo alla composizione nel genere a lui stesso più congeniale, il teatro d’opera. Fu così che Franz, all’età di 14 anni, compose il Don Sanche ou Le chateau d’Amour, un’opera di magia, uno Zauberspiel alla viennese, completo di maghi e cavalieri buoni e cattivi su libretto francese di Théaulon de Rancé. Sotto la direzione di Rudolf Kreutzer, e con il tenore Adolphe Nourrit come star, l’opera ottenne un buon successo, ma rimase tuttavia l’unica composizione di Liszt in questo genere. L’insegnamento di Antonin Reicha, che List frequentò a partire dal 1826, lasciò invece tracce più durature sulla sua carriera di compositore. Negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza trascorsi a Parigi Franz Liszt fu riconosciuto come pianista dotato di tecnica sorprendente, inarrivabile, e di una propensione alla didattica straordinaria per la sua età, una fama che gli garantì presto successi artistici ed economici. Tuttavia, in apparente stridente contrasto con la piena affermazione sul piano artistico, ma forse a causa della prematura morte del padre, subentra in lui una prima fase di intenso misticismo e di meditazione religiosa tradottasi, a circa 18 anni, nel desiderio di prendere i voti, opportunamente e saggiamente “frenato” dalla madre, Maria Anna Lager.

Louis Eugene Coedes (1810-1906), Ritratto di Rodolphe Kreutzer,
Olio su tela, 1828. Parigi, Musée de la musique

Dopo il primo incontro viennese, la presenza di Rossini si palesa in vari modi nella vita di Liszt a Parigi, e specialmente nelle sue prime composizioni, che provengono proprio da opere del Pesarese: Sept variations brillantes sur un thème de Rossini, scritte nel 1824 e tratte da temi dell’opera Ermione; Impromptu brillant sur des thèmes de Rossini et Spontini, anche questo scritto alla tenera età di 13 anni. I contatti avuti nei salotti parigini, fervidi di cultura e di dibattiti artistici, l’incontro con Paganini (nel marzo 1831, durante un concerto al quale era presente anche Rossini), l’amicizia con Berlioz, Chopin, Delacroix, Hugo, Lamartine, George Sand, Heine e Bellini contribuiscono ad allargare i suoi orizzonti di pensiero e ad affinare la sua sensibilità. Il Guglielmo Tell di Rossini e I Puritani di Bellini sono per Liszt fonti d’ispirazione, sia per la ricchezza del materiale tematico, sia per lo spirito libertario che informa queste opere.



Pierre Petit, Hector Berlioz, 1863

Specialmente il duetto dei Puritani «Suoni la tromba e intrepido» su parole del bolognese Carlo Pepoli diventa per Liszt una sorta di “biglietto da visita”, di autopresentazione in quasi tutte le sue esibizioni pubbliche degli anni Trenta. Paganini fu per Liszt un modello fondamentale nello sviluppo del suo stile pianistico e nella scienza della variazione, ed egli fu per Paganini – che non lasciò dietro di sé dei reali successori sul suo strumento – l’unico erede. Lo scoppiare dei moti del 1830 vide Liszt politicamente impegnato, convinto assertore dei principi rivoluzionari ed entusiastico ammiratore del “socialismo cristiano” di Saint-Simon e Lamennais, di quest’ultimo divenne amico e confidente. Nell’intensa vita di scambi intellettuali fra i teatri e i salotti parigini e la quiete dell’accogliente villa di George Sand a Nohant, nella regione del Berry, s’inseriscono numerosi rapporti sentimentali con signore dell’alta società, tutti intensamente vissuti, ma naufragati in breve tempo. Forse una traccia di questi amori è rimasta nell’opera del 1834 intitolata Trois Apparitions, tre brani dedicati rispettivamente alla duchessa di Rauzan, alla contessa Frédéric de Larochefoucauld, e alla marchesa di Caraman.


PlayLiszt/PlayRossini

F. Liszt, Ouverture di Don Sanche, ou Le château de l’amour, opera in un atto su
 libretto di  Théaulon e de Rancé, basato su una storia di Jean-Pierre Claris de Florian
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