Domenica 3 dicembre 2023

POESIA E MUSICHE

Domenica 3 dicembre 2023, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
Via A. Righi 30, Bologna

Maurizio Leoni, baritono
Roberto Calidori, pianoforte e voce recitante

PROGRAMMA

Su testi di JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (1749-1832):

FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
FRANZ LISZT (1811-1886)
Der König in Thule, D 367
Es war ein König in Thule, 2a versione S 278/2

F. SCHUBERT
F. LISZT
Die Liebe (Freudvoll und Leidvoll), D 210
Freudvoll und Leidvoll, 3a versione S 280/2

F. SCHUBERT

F. LISZT
Wandrers Nachtlied (Der du von dem Himmel bist), D 224
Der du von dem Himmel bist, 3a versione S 279/3

F. SCHUBERT
ROBERT SCHUMANN (1810-1856)
F. LISZT
Wer nie sein Brot mit Tränen aß, D 480
Wer nie sein Brot mit Tränen aß, Op. 98 n. 4
Wer nie sein Brod mit Tränen aß, 2a versione, S 297/2

F. SCHUBERT Erlkönig, D 328

F. SCHUBERT Moment musical, D 780 n. 2 (pianoforte solo)

Su testi di HEINRICH HEINE (1797-1856):
R. SCHUMANN
F. LISZT
Du bist wie eine Blume, Op. 25 n. 24
Du bist wie eine Blume, 2a versione S 287/2

R. SCHUMANN
F. LISZT
Morgens steh ich auf und frage, Op. 24 n. 1
Morgens steh ich auf und frage, 2a versione S 290/2

R. SCHUMANN
F. LISZT
Im Rhein, im heiligen Strome, Op. 48 n. 6
Im Rhein, im schönen Strome, 2a versione S 272/2

Su testo di FRIEDRICH RÜCKERT (1788-1866):
R. SCHUMANNWidmung, Op. 25 n. 1

R. SCHUMANNFantasiestück, Op. 111 n. 2 (pianoforte solo)

Su testo di NIKOLAS LENAU (1802-1850):
F. LISZT Die drei Zigeuner, S 383


Il programma pone a confronto alcuni Lieder di Liszt con altri di Schubert e Schumann sugli stessi testi poetici di Goethe e di Heine. Liszt selezionava i testi da musicare in modo rapsodico ed estemporaneo, spesso su suggerimento altrui, ma non è escluso che le prove dei due grandi liederisti sugli stessi testi gli avessero dettato queste scelte poetiche. Così pure non è escluso che Liszt vi avesse fatto qualche riferimento nell’atto di comporre le sue versioni, vuoi come fonte d’ispirazione, vuoi come omaggio affettuoso; e ciò persino in Wer nie sein Brot, unico confronto a tre del programma, in cui l’avveniristica e visionaria 2a versione di Liszt appare a distanza siderale dai predecessori. Lasciamo all’uditorio il piacere di trarre le proprie impressioni, e formarsi le proprie idee al proposito, dal confronto diretto e ravvicinato delle diverse intonazioni: infatti il programma si dipana raggruppando i brani non, come d’uso, per autori delle musiche, bensì per singoli testi poetici. Liszt ben conosceva la produzione liederistica di Schubert e di Schumann, da cui trasse rispettivamente 58 e 12 trascrizioni per pianoforte solo. Il programma comprende anche due Lieder da cui Liszt avrebbe poi tratto sue trascrizioni senza musicarne a sua volta i testi: Erlkönig di Schubert e Widmung di Schumann (che cita l’Ave Maria di Schubert nel postludio pianistico). Diversamente dalle parafrasi operistiche, nelle quali Liszt diede più libero sfogo alla fantasia, le sue trascrizioni si mantengono abbastanza fedeli al Lied originario: sarebbe perciò ripetitivo e ridondante accostarvele, e a questi due Lieder si è preferito affiancare due brani pianistici dei rispettivi autori, nei quali Schumann sembra riecheggiare il clima espressivo di Schubert. Ci è piaciuto concludere  il programma con un Lied di Liszt estraneo ai due grandi predecessori, Die drei Zigeuner, come metafora delle trasmigrazioni di idee musicali poi soggette alla rielaborazione personale di ogni compositore.  

(Roberto Calidori)

MAURIZIO LEONI, bolognese eclettico, diplomato al Conservatorio di Bologna e Maestro Accademico con Lode all’Accademia Filarmonica Bolognese per indole ha approfondito e frequentato diversi ambiti della musica classica vocale: ha vinto il 1° Premio assoluto al Concorso “Caravita” di Musica da Camera esibendosi in svariati concerti liederistici, oratoriali  e sinfonici in tutta Italia – dalla Sala Verdi a Milano a Santa Cecilia a Roma – ed è componente stabile di 3 formazioni da camera come il Notschibikitschi Ensemble (tre voci e tre clarinetti). Ha al suo attivo 14 Prime assolute nell’ambito dell’opera contemporanea – GESUALDO CONSIDERED AS A MURDER di L. Francesconi ad es. – e diverse esperienze nella produzione del ‘900: IL PRIGIONIERO col M° Pesko  di L. Dallapiccola al Teatro Massimo di Catania, MARE NOSTRUM di e con il M. Kagel alla Biennale di Venezia e presso il Teatro Colon di Buenos Aires. Di rilevanza   EIGHT SONGS FOR A MAD KNG di Peter Maxwell Davis al Teatro Verdi di Sassari, Amiata Piano Festival e Auditorium Sole 24 ore di Milano. Molti i ruoli operistici debuttati:  da LEPORELLO  col M° Malgoire  a  MARCELLO  e SCHAUNARD col M° Renzetti, da GUGLIELMO del Così fan tutte a SCARPIA col M° Panni a Lecce, da FIGARO ne il Barbiere di Siviglia a RIGOLETTO col M° Agiman, GIORGIO GERMONT in Traviata, GIANNI in Gianni Schicchi in diversi Teatri italiani (Regio di Torino, Opera di Roma, La Fenice, Comunale a Bologna) ed esteri (Operà Comique di Parigi, Bunka Kaikan di Tokyo).
Infine, ma non per finire, ha svolto,  da una parte anche attività d’attore: VESPONE, mimo della Serva Padrona,  Bure Baruta al Teatrto2 di Parma o un “classico” Goldoni ne “L’Impresario delle Smirne”  per il Teatro Stabile di Torino; e dall’altra di regista : Il Maestro di Scuola di Telemann (per il quale ha anche fatto la traduzione ritmica) al Verdi di Pisa, La Zingara di da Capua al Festival di Narni e Don Giovanni di V. Righini al Belcanto Festival di Dordrecht (Olanda).

ROBERTO CALIDORI si è diplomato in pianoforte al Conservatorio di Bologna sotto la guida di Pia Bonfanti; presso lo stesso Istituto ha poi conseguito i diplomi in Musica corale e direzione di coro, Strumentazione per banda, Composizione, Clavicembalo (col massimo dei voti) e di secondo livello in Clavicembalo (con lode e menzione d’onore). Si è perfezionato in Composizione all’Accademia Chigiana di Siena. Ha conseguito la laurea quadriennale in Discipline della Musica all’Università di Bologna. Ha seguito corsi di numerosi importanti maestri, tra i quali figura di riferimento è stata Emilia Fadini. Sul repertorio liederistico si è perfezionato con Erik Werba ed Irwin Gage. Con varie tastiere (pianoforte, clavicembalo, clavicordo e fortepiano) ha svolto attività concertistica come solista e in formazioni cameristiche, riscuotendo consensi di pubblico e di critica (tra cui sulla rivista “Piano Time”). Sue composizioni sono state eseguite. Ha collaborato come pianista accompagnatore al Centro di formazione professionale per Artisti del coro del Teatro Comunale di Bologna. Ha tenuto seminari sul contrappunto rinascimentale presso l’Università di Ferrara. Ha insegnato “Lettura della partitura” presso i Conservatori di Rovigo, Potenza e infine, per circa tre decenni, Ferrara.

Johann Wolfgang von Goethe

Der König in Thule

Johann Wolfgang von Goethe

Die Liebe

Es war ein König in Thule
Gar treu bis an das Grab,
Dem sterbend seine Buhle
Einen goldnen Becher gab.

Es ging ihm nichts darüber,
Er leert' ihn jeden Schmaus;
Die Augen gingen ihm über,
So oft er trank daraus.

Und als er kam zu sterben,
Zählt' er seine Städt' im Reich,
Gönnt' alles seinem Erben,
Den Becher nicht zugleich.

Er saß beim Königsmahle,
Die Ritter um ihn her,
Auf hohem Vätersaale,
Dort auf dem Schloß am Meer.

Dort stand der alte Zecher,
Trank letzte Lebensgluth,
Und warf den heil'gen Becher
Hinunter in die Fluth.

Er sah ihn stürzen, trinken,
Und sinken tief ins Meer.
Die Augen täten ihm sinken;
Trank nie einen Tropfen mehr.

Freudvoll
Und leidvoll,
Gedankenvoll seyn;
Langen
Und bangen
In schwebender Pein;
Himmelhoch jauchzend
Zum Tode betrübt;
Glücklich allein
Ist die Seele, die liebt.

Johann Wolfgang von Goethe

Wandrers Nachtlied


Johann Wolfgang von Goethe

Wer nie sein Brod mit Thränen aß


Der du von dem Himmel bist,
Alles Leid und Schmerzen stillest,
Den, der doppelt elend ist,
Doppelt mit Erquickung füllest,
Ach ich bin des Treibens müde!
Was soll all der Schmerz und Lust?
Süßer Friede,

Komm, ach komm in meine Brust!
Wer nie sein Brod mit Thränen aß,
Wer nie die kummervollen Nächte
Auf seinem Bette weinend saß,
Der kennt euch nicht, ihr himmlischen Mächte!

Ihr führt ins Leben uns hinein,
Ihr laßt den Armen schuldig werden,
Dann überlaßt ihr ihn der Pein:
Denn alle Schuld rächt sich auf Erden.

Johann Wolfgang von Goethe

Erlkönig
Heinrich Heine

Du bist wie eine Blume

Wer reitet so spät durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
Er faßt ihn sicher, er hält ihn warm.

Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht? -
Siehst, Vater, du den Erlkönig nicht?
Den Erlenkönig mit Kron' und Schweif?
Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif. -

»Du liebes Kind, komm, geh mit mir!
Gar schöne Spiele spiel' ich mit dir;
Manch' bunte Blumen sind an dem Strand;
Meine Mutter hat manch' gülden Gewand.«


Mein Vater, mein Vater, und hörest du nicht,
Was Erlenkönig mir leise verspricht? -
Sey ruhig, bleibe ruhig, mein Kind;
In dürren Blättern säuselt der Wind. -

»Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn?
Meine Töchter sollen dich warten schön;
Meine Töchter führen den nächtlichen Reihn,
Und wiegen und tanzen und singen dich ein.«

Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort
Erlkönigs Töchter am düstern Ort? -
Mein Sohn, mein Sohn, ich seh' es genau;
Es scheinen die alten Weiden so grau. -

»Ich liebe dich, mich reizt deine schöne Gestalt;
Und bist du nicht willig, so brauch' ich Gewalt.« -
Mein Vater, mein Vater, jetzt faßt er mich an!
Erlkönig hat mir ein Leids gethan! -

Dem Vater grauset's, er reitet geschwind,
Er hält in Armen das ächzende Kind,
Erreicht den Hof mit Mühe und Noth;
In seinen Armen das Kind war todt.
Du bist wie eine Blume
So hold und schön und rein;
Ich schau' dich an, und Wehmut
Schleicht mir ins Herz hinein.

Mir ist, als ob ich die Hände
Aufs Haupt dir legen sollt',
Betend, daß Gott dich erhalte
So rein und schön und hold.
Heinrich Heine

Morgens steh' ich auf
Heinrich Heine

Im Rhein, im schönen Strome

Morgens steh' ich auf und frage:
Kommt feins Liebchen heut?
Abends sink' ich hin und klage:
Aus blieb sie auch heut.

In der Nacht mit meinem Kummer
lieg' ich schlaflos, wach;
träumend, wie im halben Schlummer,
träumend wandle ich bei Tag.
Im Rhein, im heiligne Strohme,
Da spiegelt sich in den Well'n
Mit seinem großen Dome
Das große, heil'ge Köln.

Im Dom da steht ein Bildnis,
Auf goldnem Leder gemalt;
In meines Lebens Wildnis
Hat's freundlich hineingestrahlt.

Es schweben Blumen und Eng'lein
Um unsre liebe Frau;
Die Augen, die Lippen, die Wänglein,
Die gleichen der Liebsten genau.

Friedrich Rückert

Widmung

Nikolaus Lenau

Die drei Zigeuner

Du meine Seele, du mein Herz,
Du meine Wonn', o du mein Schmerz,
Du meine Welt, in der ich lebe,
Mein Himmel du, darein ich schwebe,
O du mein Grab, in das hinab
Ich ewig meinen Kummer gab!
Du bist die Ruh, du bist der Frieden,
Du bist der Himmel, mir beschieden.
Daß du mich liebst, macht mich mir werth,
Dein Blick hat mich vor mir verklärt,
Du hebst mich liebend über mich,
Mein guter Geist, mein beßres Ich!
Drei Zigeuner fand ich einmal
Liegen an einer Weide,
Als mein Fuhrwerk mit müder Qual
Schlich durch sandige Heide.

Hielt der eine für sich allein
In den Händen die Fiedel,
Spielt', umglüht vom Abendschein,
Sich ein feuriges Liedel.

Hielt der zweite die Pfeif' im Mund,
Blickte nach seinem Rauche,
Froh, als ob er vom Erdenrund
Nichts zum Glücke mehr brauche.

Und der dritte behaglich schlief,
Und sein Zymbal am Baum hing;
Über die Saiten der Windhauch lief,
Über sein Herz ein Traum ging.

An den Kleidern trugen die drei
Löcher und bunte Flicken;
Aber sie boten trotzig frei
Spott den Erdengeschicken.

Dreifach haben sie mir gezeigt,
Wenn das Leben uns nachtet,
Wie man's verraucht, verschläft, vergeigt,
Und es dreifach verachtet.

Nach den Zigeunern lang' noch schaun
Mußt ich im Weiterfahren,
Nach den Gesichtern dunkelbraun,
Den schwarzlockigen Haaren.


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