17 novembre 2019

Due scuole a confronto
Stile francese e stile ungherese

Domenica 17 novembre 2019, ore 17
Fondazione Istituto Liszt
via Augusto Righi 30, Bologna

Alberto Bologni, violino
Giuseppe Bruno, pianoforte

Programma

César Franck (1822-1890)

Sonata in La maggiore

Allegretto ben moderato
Allegro
Recitativo-Fantasia: Ben moderato. Largamente con fantasia
Allegretto poco mosso

Franz Liszt (1811-1886)

Epithalam S129

La notte S377a

Die drei Zigeuner S383

Rhapsodie hongroise XII S379a

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Leggendo il titolo del concerto e scorrendo il programma si riceve l’impressione di trovarsi di fronte a brani scelti per essere messi a confronto, ma occorre anche osservare le loro affinità: prima fra tutto si tratta di opere nate nell’ultimo periodo di attività dei due compositori; inoltre si sa che per entrambi il violino non fu lo strumento primario della loro lingua musicale; e infine c’è da rilevare una curiosa coincidenza: Franck dedicò la sua Sonata al violinista belga Eugène Ysaÿe come dono di nozze e Liszt compose Epithalam per il matrimonio del violinista ungherese Eduard Remény.

Se però si osservano i diversi brani più da vicino emergono caratteri che individuano diversità stilistiche disposte ad un confronto.

La Sonata in La maggiore per violino e pianoforte, insieme al Quintetto e al Quartetto, è una delle opere maggiori di César Franck: con esse il compositore s’impone nella cerchia dei principali fautori del processo di rilancio della musica strumentale francese. Sotto l’etichetta di Ars Gallica, infatti, nel 1871 Camille Saint-Saëns (a cui è dedicato il Quartetto) aveva fondato la Société Nationale de Musique nell’intento di sostenere i caratteri della musica francese nei confronti del sinfonismo e della letteratura cameristica tedesca.

Nelle composizioni di Liszt in programma questa sera si può notare un diverso progetto, ossia la tensione verso l’unione della musica e della poesia con l’impronta di una particolare tradizione. La si sente soprattutto nel brano Die drei Zigeuner, trascrizione del Lied omonimo, dove la poesia di Nikolaus Lenau viene affidata alla voce del violino. In La notte il connubio è meno evidente, ma basta pensare che alla base c’è una delle Trois Odes funèbres dello stesso compositore per sentire anche qui il ricordo di una voce recitante. Infine non si può non rilevare nella Rhapsodie hongroise XII quanto il violino s’impossessi di atteggiamenti di canto e di vita del popolo tzigano, la cui tradizione Liszt riteneva come “puramente ungherese”.

Eccoci dunque di fronte a due proposte musicali accomunate da molti tratti, ma diverse sul piano dello stile: in un caso francese, nell’altro ungherese. (R. D.)

Alberto Bologni, diplomato in violino al Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze con il massimo dei voti e lode e in violino solista al Conservatorio di Rotterdam, deve la sua formazione al contributo di alcune fra le più celebrate tradizioni violinistiche europee: Sandro Materassi, che ha fatto da tramite con la scuola veneta di Giulio Pasquali e quella tedesco-ungherese di Jeno Hubay; Stephan Gheorghiu e Ilya Grubert che gli hanno trasmesso gli insegnamenti della scuola russo-sovietica di Oistrack e Kogan.

Appassionato di arte, cinema e letteratura, la sua curiosità intellettuale lo ha reso uno dei violinisti più versatili della sua generazione. Autore del dialogo teatrale Goldoni e Haydn ovvero dell’arte della conversazione, ha inoltre composto le cadenze ai Concerti per violino di Mozart, Haydn, Viotti (n. 22) e Paganini (n. 1). Le sue registrazioni discografiche sono state molto apprezzate dalla stampa specializzata italiana e anglosassone.

È titolare della cattedra di violino all’ISSM “L. Boccherini” di Lucca e collabora con alcune università statunitensi. Artista testimonial della D’Addario, suona un Santo Serafino del 1734, ex Cesare Ferraresi.

Giuseppe Bruno si è diplomato a pieni voti in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra con i maestri Specchi, Zangelmi e Taverna; si è perfezionato con Paolo Bordoni e Leopold Hager. Ha tenuto il suo primo recital all’età di 17 anni, cui è seguita un’ininterrotta attività solistica e cameristica. È stato premiato al Concorso Internazionale di Pianoforte “Roma 1991” e al Concorso “Viotti” di Vercelli con il violinista Alberto Bologni.

Ha registrato per Sheva, Nuova Fonit Cetra, Ars Publica, Diapason, Tactus, Ars Musici, SAM, Onclassical, Da Vinci. In duo pianistico con Paolo Valcepina ha tenuto due tournées in Cina, e con Vincenzo Maxia è stato invitato al prestigioso Chicago Duo Piano Festival.

È attivo anche come direttore d’orchestra, alla testa di complessi prestigiosi quali l’ORT e la Filarmonica di Kiev. Come compositore ha avuto suoi lavori eseguiti in Europa, USA e Cina. Nell’agosto 2018 ha diretto la prima esecuzione italiana della ricostruita opera di Franz Liszt “Sardanapalo”, per il Festival Suoni dal Golfo (Lerici).

Insegna al Conservatorio della Spezia, di cui è stato direttore dal 2008 al 2014.

 

 

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